GIUSEPPE UNGARETTI
Nasce ad Alessandria d’Egitto nel
1888 e lì trascorre la prima giovinezza. Dopo un soggiorno a Parigi, torna in
Italia e partecipa come volontario alla Prima guerra mondiale. Finito il
conflitto, si trasferisce a Roma e, successivamente, aderisce al Fascismo. Durante
la residenza in Brasile, è segnato dal grave lutto della morte del figlio, a
causa di un’appendicite mal curata. Muore in Italia nel 1970.
Le opere più celebri di Ungaretti sono:
-Il porto sepolto
-Allegria di naufragi
-Sentimento del tempo
-Il dolore
Il tema dominante della sua poesia
è la riflessione sulla sofferenza dell’uomo, analizzata a partire dalle
esperienze personali (dramma della guerra, lutti familiari). La vita è
paragonata ad un naufragio, da cui ci si salva aggrappandosi al ricordo degli
affetti o tramite il contatto con la natura. Dopo la conversione al
cattolicesimo (1927), il tema del dolore si intreccia con la riflessione su Dio
e sul mistero della morte.
Nella poesia Natale, scritta nel
dicembre 1916, durante un congedo, il poeta non ha voglia di festeggiare poiché
non riesce a dimenticare le atrocità vissute in guerra; tuttavia nelle strofe
finali, egli cerca motivi di consolazione nel “caldo buono …” del focolare, ben
diverso dal caldo cattivo delle esplosioni delle bombe della guerra. È questo
un motivo conduttore delle sue poesie: alle atrocità della guerra, alle
sofferenze e al dolore degli uomini, si contrappone il desiderio forte della
vita.
Nella poesia “Veglia”, che
racconta di una notte intera trascorsa in trincea accanto al cadavere di un
compagno morto, l’ultima strofa diventa il grido vitale di chi non vuole
arrendersi al destino ed alla morte:
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
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