ANTONIO GRAMSCI - I Quaderni dal carcere


I “Quaderni dal carcere”  è l’opera che contiene le note, gli appunti, le riflessioni su argomenti vari che Gramsci elaborò nel periodo della sua reclusione, compilando i quaderni che gli venivano concessi dalle autorità  carcerarie. L’autore iniziò la stesura dell’opera nel carcere di Turi l’8 febbraio 1929, due anni e tre mesi dopo l’arresto avvenuto l’8 novembre 1926. Gramsci lavorò alla stesura di ben 33 quaderni (non tutti compiuti però) dal febbraio 1929 all’agosto 1935.  L’opera è incompiuta (a causa di problemi di salute dell’autore) e ciò fa sì che essa non abbia un carattere concluso e definitivo. Dopo la morte di Gramsci, i Quaderni furono numerati e custoditi dalla cognata Tania, che li spedì a Mosca, dove furono presi in consegna dai membri del Partito Comunista Italiano. I temi che ricorrono e che si intrecciano all’interno dei Quaderni sono molteplici; tra i più importanti, meritano di essere ricordati:
FOLCLORE: Gramsci intende, con questo termine, la ” concezione del mondo e della vita ” e tutto il sistema di credenze e superstizioni propri degli strati sociali popolari.
QUESTIONE MERIDIONALE: Gramsci analizza il problema dello squilibrio tra Nord e Sud, giudicando  le forze dirigenti risorgimentali incapaci di affrontare e di risolvere la questione contadina, particolarmente grave nel Sud. Il partito comunista doveva, agli occhi di Gramsci, assumersi l’impegno di favorire il superamento della disgregazione interna alle masse contadine che le rendeva incapaci di allearsi alla classe operaia settentrionale (la falce e il martello dello stemma comunista indicano esattamente questo: l’alleanza tra contadini del Sud e operai del Nord).
 RISORGIMENTO: il Risorgimento viene letto, sulle orme di Piero Gobetti, come una “rivoluzione mancata”: l’egemonia dei moderati (che Gramsci analizza in tutte le sue articolazioni) ha impedito quelle trasformazioni radicali che pure erano necessarie. Spetterà  quindi alla rivoluzione proletaria compiere il processo risorgimentale fino in fondo.
QUESTIONE DELLA LINGUA: Gramsci dedica grande attenzione al problema dell’evoluzione della lingua italiana nel tempo e in rapporto alla letteratura, alle classi intellettuali e soprattutto all’esercizio del dominio e dell’egemonia culturale.
FILOSOFIA DELLA PRAXIS: è la parte dei Quaderni dedicata più specificatamente alla filosofia e, in particolare, al materialismo storico o marxismo, che Gramsci definisce appunto “ filosofia della praxis”.  
LA QUESTIONE DEGLI INTELLETTUALI: il ruolo riservato da Gramsci agli intellettuali è quello di elaboratori e mediatori delle ideologie ed è fondamentale per la conquista e per l’esercizio dell’egemonia culturale da parte di ogni classe sociale che miri a diventare dominante. Non vi è attività  umana (neppure la più pratica)  da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale:  “non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens”.


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