L’ITALIA NEL SECONDO DOPOGUERRA - IL PIANO MARSHALL


L’ITALIA NEL SECONDO DOPOGUERRA
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia era considerata un paese aggressore e sconfitto, nonostante avesse partecipato attivamente alla sconfitta di fascisti e nazisti. Le sue condizioni economiche erano pessime: l’agricoltura era in ginocchio e i generi di prima necessità erano razionati; i principali problemi erano l’inflazione e la disoccupazione.
Il panorama politico italiano era spaccato in due:
1)il SUD appariva conservatore;
2) il NORD, invece, respirava aria di trasformazione e di rinnovamento.
A rappresentare le speranze ed i sogni degli italiani, c’erano tre grandi partiti di massa:
1)      La DEMOCRAZIA CRISTIANA (DC), erede del Partito popolare;
2)      Il PARTITO SOCIALISTA ITALIANO DI UNITA’ PROLETARIA (PSIUP), erede del Partito socialista;
3)      Il PARTITO COMUNISTA ITALIANO (PCI), nato nel 1921.
Questi tre partiti, insieme al PLI (Partito Liberale italiano), al PRI (Partito Repubblicano Italiano) ed al Partito d’Azione, diedero vita  ai GOVERNI DI UNITA’ NAZIONALE: il primo governo fu presieduto da Ferruccio Parri, il secondo da Alcide De Gasperi (democristiano).
Il governo di De Gasperi indisse le elezioni per il 2 giugno 1946 e, per la prima volta, fu effettivamente applicato il suffragio universale; il 2 giugno si svolsero due votazioni:
1)      Un REFERENDUM per scegliere tra monarchia e repubblica;
2)      l’elezione dei rappresentanti di un’ASSEMBLEA COSTITUENTE, incaricati di redigere una Nuova Costituzione che sostituisse lo Statuto Albertino del 1948.
Nel Referendum del 1946, gli italiani con ampia maggioranza scelsero la Repubblica: il Re Umberto, succeduto al padre Vittorio Emanuele III, fu costretto all’esilio.
L’Assemblea Costituente elaborò i 139 articoli della Costituzione, che entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
I tre partiti principali italiani si accordarono per eleggere il PRIMO PRESIDENTE PROVVISORIO DELLA REPUBBLICA, il liberale Enrico De Nicola, che rimase in carica fino a maggio del ’48; a lui seguirono
-Luigi Einaudi (liberale);
-Giovanni Gronchi e Antonio Segni (democristiani)
-Giuseppe Saragat (socialista)
-Giovanni Leone (democristiano)
-Sandro Pertini (socialista)
-Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro (democristiani)
-Carlo Azeglio Ciampi (indipendente)
-Giorgio Napolitano (democratico di sinistra)
-SERGIO MATTARELLA (ATTUALE PRESIDENTE, indipendente)

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IL PIANO MARSHALL
In questa fase storica, il mondo è diviso in due sfere di influenza, guidate dalle due superpotenze:
1)      gli USA sono una potenza mondiale, una democrazia dalle ampie libertà personali, con un’economia basata sul libero mercato e la libera iniziativa. Insieme al Canada e ad altre potenze occidentali europee danno vita al Patto Atlantico, un trattato difensivo firmato nel 1949. Ha dato origine alla NATO, rappresentando nel corso della guerra fredda il cosiddetto blocco occidentale.
2)       L’URSS, ormai la principale potenza europea, è un paese comunista, con un’economia pianificata e centralizzata, un’etica anti-individualistica fondata su disciplina e sacrificio;
Diedero vita al Patto di Varsavia del 1955, detto anche Trattato di Varsavia, che fu un'alleanza militare tra gli Stati comunisti del Blocco sovietico, nata come contrapposizione all'Alleanza del Patto Atlantico.

L’Italia, che era una potenza occidentale, aderì alla NATO nel 1949, ricevendo così gli aiuti economici americani previsti dal cosiddetto PIANO MARSHALL, un piano finanziario straordinario per risollevare l’economia dei Paesi devastati dalla guerra. All’Italia toccarono un miliardo e trecento milioni di dollari, che servirono per far rinascere agricoltura ed industria.

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