L’ITALIA E L'AMERICA NEL DOPOGUERRA: IL NEW DEAL


L'ITALIA NEL DOPOGUERRA
Le aspettative degli italiani nel primo dopoguerra furono molteplici:
1)    I CONTADINI chiedevano una riforma agraria con la quale ottenere le terre incolte;
2)    GLI OPERAI volevano gestire autonomamente le loro fabbriche;
3)    LE DONNE, importanti durante la guerra, aspiravano ad un ruolo importante nella società.

In questo periodo, grossi problemi economici  affliggevano l’Italia, a causa di un enorme debito pubblico che si era reso necessario per le spese di guerra; l’inflazione era altissima e gli stipendi bassi; inoltre si era affermato il MITO DELLA VITTORIA MUTILATA.
In questo clima nacquero I PARTITI DI MASSA,  che erano organizzazioni che avevano due caratteristiche importanti:
1)    moltissimi iscritti
2)    un programma dettagliato
IL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO era nato nel 1892 per difendere i lavoratori e, nel corso dei decenni, si era diviso in due correnti:
1)    RIFORMISTI, che volevano una politica moderata, fatta di riforme graduali;
2)    MASSIMALISTI, che puntavano al massimo, cioè alla conquista del potere.

IL PARTITO POPOLARE, cattolico, fu fondato da don Luigi Sturzo con l’obiettivo di limitare la crescita dei socialisti.


IL PARTITO COMUNISTA  nacque nel 1921, dopo il “biennio rosso”: fu fondato da Antonio GRAMSCI che riunì tutta l’ala sinistra del partito socialista, quella più delusa.

New deal 
È il programma di politica economica attuato negli Stati Uniti dal neoeletto presidente F.D. Roosevelt fra il 1933 e il 1939 per porre rimedio ai disastrosi effetti della grande crisi che tra il 1929 e il 1932 aveva investito dapprima il sistema capitalistico statunitense, per estendersi poi rapidamente anche in Europa. Negli USA si era avuta una paurosa caduta della produzione industriale di circa il 50%, una disoccupazione di circa 15 milioni di unità lavorative, il crollo della borsa di New York, il fallimento di circa 5000 banche che aveva annientato il risparmio di milioni di americani.

 Furono adottate, di conseguenza, misure a sostegno della domanda delle masse popolari e dei ceti più deboli e normative volte a limitare gli effetti negativi e le forme estreme di capitalismo finanziario-speculativo. Furono prese misure contro la povertà e a difesa dell’occupazione, come la settimana lavorativa di quaranta ore e un vasto programma di opere pubbliche. Furono inoltre varate una ristrutturazione del sistema creditizio, una riforma fiscale, una legge sulla sicurezza sociale che garantì la pensione di vecchiaia alla maggior parte dei lavoratori. Il programma incontrò notevoli resistenze ma tutte le opposizioni furono superate, grazie anche a un grande sviluppo del movimento sindacale che, soprattutto dopo la nascita nel 1935 del Committee for industrial organization (CIO), fornì un energico appoggio al «nuovo corso» di Roosevelt. Il New deal ottenne importanti successi riuscendo a dimezzare la disoccupazione e rimettendo in movimento l’economia americana sulla base di una nuova consapevolezza del ruolo dell’intervento pubblico nell’economia capitalistica, anche se il Paese uscì dalla depressione economica solamente con lo sviluppo della produzione bellica durante la Seconda guerra mondiale. 

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